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La storia del Chianti Classico

   La storia del 
   Chianti Classico.

Un territorio e il suo vino

Il primo documento che contiene il più antico riferimento al Chianti, nella qualificazione di origine del suo vino, è del 1398.

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I tre loghi del Chianti Classico che si sono susseguiti nel tempo: da ieri ad oggi.
Nel 2016 abbiamo celebrato il Trecentesimo Anniversario dalla promulgazione del Bando di Cosimo III e viene annunciato l’avvio dell’iter per la candidatura del territorio del Chianti Classico a Patrimonio dell’Umanità presso UNESCO
.
Nel Cinquecento questo vino iniziò a essere consumato anche dai Papi, ad esempio Papa Paolo III attorno al 1536 su consiglio di Sante Lancerio, storico e geografo, ma soprattutto suo bottigliere personale.

Era il 1716 quando il Granduca di Toscana Cosimo III fissò in un bando i confini della zona di produzione del Chianti, area compresa tra le città di Firenze e Siena in cui nasceva l’omonimo vino, che già allora riscuoteva grande successo.

Nel 1932, attraverso uno specifico decreto ministeriale, fu aggiunto il suffisso “Classico” per distinguere il Chianti prodotto nella suddetta zona di origine.

Nel 1984, il Chianti Classico ottiene la D.O.C.G. (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita), il riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità.


Il marchio che da sempre distingue le bottiglie di Chianti Classico è il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio.

IL simbolo nasce da una singolare leggenda ambientata nel periodo medievale.

La sua vicenda segnò in pratica la definizione dei confini politici dell’intero territorio chiantigiano, perché fu proprio il comportamento di un gallo nero a deciderne il destino.

La leggenda narra che nel periodo medievale, quando le Repubbliche di Firenze e Siena si combattevano aspramente per prevalere l’una sull’altra, il territorio del Chianti, proprio perché intermedio alle due città, fosse oggetto di dispute pressoché continue. Per porre fine alle contese e stabilire un confine definitivo, venne adottato un bizzarro quanto singolare sistema.

Si convenne di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro.

La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato il canto di un gallo.

Decisione, quest’ultima, in linea con i costumi del tempo, quando ancora i ritmi quotidiani erano scanditi dai meccanismi naturali. Nei preparativi dell’evento doveva pertanto essere decisiva la scelta del gallo, più che quella del destriero e del cavaliere.

I senesi ne scelsero uno bianco, mentre i fiorentini optarono per uno nero, che tennero chiuso in una piccola e buia stia pressoché digiuno per molti giorni.

Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana.

Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Firenze di partire immediatamente e con grande vantaggio su quello senese, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire. Ma dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere senese percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere.

Fu così che quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della Repubblica Fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena stessa.
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